Sono un canottiere, orgogliosamente donna

Ciao, sono Anna, e anch’io volevo essere un canottiere. In realtà non è proprio così. Sono sempre Anna e avrei voluto essere una canottierA. Sospiro. Una donna, che si rispecchia in questa disciplina e decide di donarglisi, capisce fin dal primo istante la durezza e la profondità di uno sport come il canottaggio. Non appena esci con tua madre dalla segreteria della Canottieri con l’iscrizione al corso di avviamento in mano. «Quindi adesso, invece della pallavolo, ti dedicherai a questo canottaggio. Quindi, diventerai una CANOTTIERA».

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Sorridi, fa ridere. Vai a casa, racconti a tuo padre dell’iscrizione, ti hanno detto che sei dotata, che sarai un nuovo membro della squadra femminile che stanno tirando su. «L’importante è che non lasci indietro la scuola, perché io sto canottaggio non l’ho mai sentito. Poi fammi capire, se diventi forte e vinci, sarai una CANOTTIERA?!». Tuo padre sghignazza, tu sorridi. In effetti fa ridere, ma ribatti che non sai cosa sarai e di che tessuto diventerai. Però ti impegnerai. Amen.

Sono una donna, orgogliosamente canottiera

 A scuola, la ricreazione è sempre troppo breve per mangiare i tre panini che ti servono per fare scorta di energia, sufficiente a colmare le ore che passano dalle 10.30 alle 14.00 e dalle 14.15 alle 17.30. Ti ingozzi preventivamente di un “cottoefontina” e di due “tonnopomodoromaionese”, perché da pochi mesi ti alleni al canottaggio, ma già hai capito che il tuo corpo necessita di più benzina del previsto, specie se non ripassi a casa per il pranzo. I compagni ti guardano. Da pochi mesi sei diversa, mangi panini velocemente murandoli a secco senza quasi acqua. Tutto un lavoro di mandibola e saliva. Hai strani segni sulle mani. E’ solo marzo e hai già un colorito da portuale livornese.

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I tuoi compagni ci provano e a turno ti chiedono più o meno velatamente perché sei così. Tu pazientemente spieghi, mostri i palmi delle mani rotti, dolenti. Spieghi i panini. Loro annuiscono, sembrano afferrare: «Ah quindi fai CANOA». No è canottaggio, è come dire a uno che fa pallavolo che è la stessa cosa del basket. Ecco io faccio canottaggio, non canoa. «Ah, grande, brava. Ma quindi sei una CANOTTIERA?!” Si sganasciano. Loro. Tu sorridi, non ti fa già più ridere. Sei una CANOTTIERA da solo pochi mesi e la faccia del “cacchioteridi” è installata di default per questa battuta di m****!

Anna "Nino" Bonciani
Anna “Nino” Bonciani (foto di Mimmo Perna)

Quando una ragazzina, come ero io, trova nel canottaggio la sua passione, capisce non più tardi di cinque minuti dopo aver consegnato alla segreteria della canottieri i fogli dell’iscrizione, che sarà una strada in salita solo dal fatto che sarà una CANOTTIERA. Rientrerà in quella schiera di lavori e nomi coniugabili al femminile, ma che per convenzione o per decenza vengono solo declinati al maschile: la presidentessa, la vigilessa, l’avvocatessa, la soldatessa, l’assessora… e la canottiera.

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Lo sport a cui dedicherà anima e corpo e il 70 per cento del suo tempo la avverte subito: «Ehi tu bionda bambina, qui c’è da faticare duro, anche solo per presentarti». Chi vuol essere associato a un indumento intimo, spesso sinonimo di poco sex appeal, dal dubbio gusto se indossato in alcune varianti (esempio in flanella bianco slavatino pizzicoso o con enormi scolli tamarri in colori fluo) e usato da tua nonna per raccomandazioni invernali anti freddo?

Anna "Nino" Bonciani
Anna “Nino” Bonciani

Il canottaggio è uno sport reale, ti mette davanti alle difficoltà e ai limiti personali. Tu ormai sei una CANOTTIERA e hai un’unica chance per non farti sorridere dietro per questo: far vedere di che stoffa sei fatta. E anche questo lo capisci quando ancora hai il foglio dell’iscrizione da compilare! Io sono Anna e sono diventata una canottiera di una stoffa tessuta con sudore e amore, e proverò a raccontare cosa vuol dire per una donna cimentarsi in uno sport che già ti prende in giro dal nome.

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Un commento

  1. Anna, che ridere! Bello quello che hai scritto! Mio figlio e’ entrato quest’anno nell’agonismo del Cus Torino…come lo riconosco nei tuoi panini mangiati di corsa nei due intervalli, oppure in macchina mentre corriamo all’allenamento, che essendo alle 15 e uscendo alle 14.10 da scuola diventa davvero complicato, il percorso dei pomeriggi in cui esce alle 16.30 e deve allenarsi alle 17.00 forse dovrri filmarlo e metterlo su real time!! E le mani piagate e la passione viscerale…come te, anche lui E’ un canottiere…ma vorrei dirti una cosa a proposito dell’essere donna in questo sport stupendo, un giorno arriva, tutto ricci biondi e mani piagate e, sbattendo la borsa per terra dice: “al cus se non sei una donna non sei nessuno!!”….e io: “e’ che son brave, stellina…”…lui, sospirando: “e si, molto!”
    Voi ragazze fate molto piu’ che remare, cara Anna, quindi: viva le canottiere!!!!!!! Grazie

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