Il filo di Arianna (Mazzoni)

Quasi un secolo fa, il critico Emilio Cecchi ha scritto che la vita dell’uomo è un filo di seta sospeso in un gioco di rasoi. Tuttavia, non è importante quanto sia forte chi si diverte a tenerci a mezz’aria, intrecciandoci in quel tessuto che è la nostra esistenza. Quello che conta è che sia forte il filo. Come quello di Arianna Mazzoni.

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Nell’antica Grecia, una ragazza con il suo stesso nome aiutò Teseo a non perdersi nel labirinto del Minotauro. Oggi, questa giovane canottiera sta aiutando me a ritrovare la “mulattiera” dell’entusiasmo, abbandonata anni fa in favore della più comoda e rapida autostrada del cinismo.

Il filo di Arianna

Il giornalista premio Pulitzer Mike Royko sosteneva che se qualcuno è sempre sorridente, allegro e ottimista, non ha la più pallida idea di che diamine stia realmente accadendo. Arianna è così: sorridente, allegra e ottimista. Tuttavia, ha capito molto bene cosa sta succedendo. Al contrario di altri, me compreso, lei ha scelto di non arrendersi. Anche dopo che il mondo prova a farle cambiare idea.

Arianna Mazzoni
Arianna Mazzoni

Alcuni giorni fa, nella sua Viareggio, un disperato (non saprei come altro chiamarlo e so che anche lei non vorrebbe una definizione verbale più violenta) l’ha aggredita alle spalle in pieno giorno per derubarla. Tuttavia, non si aspettava di trovarsi di fronte a una ragazza abituata a lottare ogni giorno sul carrello della sua barca e soprattutto determinata a combattere contro i soprusi. Di ogni natura. E così, davanti alla sua reazione, ha pensato bene di colpirla in pieno viso, per poi dileguarsi.

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Ma quello che per me rappresenta l’ennesima conferma del naufragio dell’umanità, per lei è l’occasione di aiutare ancora una volta gli altri, che invita a prendere esempio da quanto le è accaduto per fare più attenzione e denunciare sempre le ingiustizie. Perché giustamente il dolore (all’occhio) te lo devi scordare, ma la lezione te la devi ricordare. «Adesso sono un panda!», mi ha detto cercando di sdrammatizzare la situazione.

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E lo è davvero. Non per l’occhio nero, che tra qualche giorno sarà scomparso. Ma perché anche le persone come lei sono in via di estinzione. Avrei voluto dirle che un giorno questo dolore le sarà utile. Invece, ha fatto più bene a me. Perché nonostante continui a pensare che sia proprio la speranza a fregarci sempre, oggi una giovane canottiera mi ha insegnato che la vita fa meno paura se le sorridi in faccia.

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