Sono nato e cresciuto coppista, perché quando ho iniziato a remare nella mia prima società non c’erano compagni della mia età. Così, il mio allenatore dell’epoca Lorenzo Gattuso fu costretto a relegarmi in singolo, dove è nato il classico rapporto odio-amore con questa particolare imbarcazione.

Nonostante tutto, crescere sul singolo mi ha permesso di scoprire molte cose positive nello stare da solo. In questo modo, ho sviluppato un feeling particolare con la barca, arrivando a diventare un tutt’uno con essa. Sensazioni che sono riuscito a riportare anche sulle barche multiple, doppio e quattro di coppia.
Siate la coppia più bella del mondo
Nel corso della mia carriera mi sono tolto diversi “sfizi” con la coppia (tra cui 4 titoli mondiali e tre medaglie Olimpiche – Oro a Sidney 2000; Bronzo ad Atene 2004; Argento a Londra 2012 – ndr), cimentandomi anche con la vogata di punta e il suo remo di legno. Tuttavia, preferisco la coppia perché, se mi passate il termine, la vedo più una remata “da signore”. Trovo che il gesto tecnico sia più elegante e da parte dell’atleta sia richiesta una maggiore sensibilità.

Rispetto alla punta, c’è una differenza importante. Dovendo comandare due remi, e non uno, bisogna avere dei sensori più sviluppati. I movimenti del corpo devono essere simmetrici, perché le pale devono entrare contemporaneamente in acqua e alla stessa altezza. Non è una cosa facile, ma la sensazione che provi quando finalmente il tuo corpo diventa un’estensione della barca stessa, raggiungendo la sintonia perfetta con tutte le sue parti, è indescrivibile.

Oggi, insegno il canottaggio ai ragazzi dai 10 ai 14 anni del gruppo delle Fiamme Gialle. E’ strano trovarsi dall’altra parte della barricata. Mi ritrovo a dare gli stessi consigli che negli anni i miei allenatori hanno dato a me e grazie ai quali sono diventato l’atleta che conoscete. Sinceramente non riesco a considerarmi un allenatore. Preferisco definirmi un “educatore del canottaggio”. E anche a loro consiglio di iniziare sempre con la remata di coppia.

La coppia ti permette di crescere in maniera uniforme, visto che c’è una spinta omogenea su tutto l’arco della palata. Nella remata di punta, invece, sei costretto a un minimo di rotazione. E’ importante che i ragazzi inizino a remare sul singolo, perché è lì che impareranno a entrare in simbiosi con la barca. Una sensibilità che poi porteranno su qualsiasi altro tipo di barca. Poi, nella punta si deve lavorare molto di più, perché il feeling lo devi cercare con un altro compagno. E se non riesci a trovarlo subito, la barca non si muoverà mai.

Io ho voluto cimentarmi anche nella punta (vincendo due argenti mondiali, ndr), perché un atleta deve cercare di superare i propri limiti. Per essere un canottiere a 360° bisogna guardare oltre alla propria specialità. Io sono stato in grado di trasmettere le stesse sensazioni che provavo nella coppia anche alla regata di punta. Ma sono stato fortunato, perché ho condiviso la barca con atleti straordinari, forti, motivati e seri, da cui ho imparato tanto. Molti di loro dovrebbero essere presi come esempio. Da chiunque.
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