(Nota dell’autore: l’articolo seguente è una somma di banalità condite con uno stile melenso. Lasciate quindi ogni speranza voi che leggerete!)
Che cos’è la felicità? È una domanda che mi pongo spesso. Provate a chiederlo anche a chi vi circonda. La loro risposta sarà: “Fare quello che ti piace, ciò che ami”. Ma è possibile odiare ciò che si ama?
Quante volte, nel corso della vostra vita, avete pensato a smettere di remare? Quante volte, nei momenti bui dei test, durante il freddo degli allenamenti invernali, prima delle levatacce mattutine oppure dopo le sconfitte più brucianti, quante volte vi siete detti “basta, smetto!”.
Canottaggio: Odi et Amo
Quante volte avete pianto, immersi nel getto di quelle docce, mai abbastanza calde, odiando con tutte le vostre forze questo sport? Eppure, quante volte siete ritornati? E quanti sorrisi sono nati? Dopo una vittoria, dopo il vostro record personale sul test, o semplicemente mentre scivolate sul gorgoglio dell’acqua sotto di voi.
Quante volte vi ha pervaso un senso di gioia ed estasi? Ecco, per noi questa è la felicità. Questo ci fa’ sentire vivi. Catullo scriveva “Odi et Amo”, e noi, con i nostri calli e muscoli doloranti, verghiamo le stesse parole nella scia della nostra barca.