Singolo di punta ovvero non c’è Due Senza te

Bianco o nero? Dolce o salato? Caldo o freddo? Sono tante le scelte che ognuno di noi deve compiere nella propria vita. In quella di un canottiere, in particolare, se ne aggiunge un’altra molto importante: remare di punta o di coppia?

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Nel mio caso, si è trattato di una scelta obbligata, visto che, davanti alla mia insistenza per salire su un Due Senza, Mario Palmisano mi disse: «Peppe scordatelo, la punta non è per te. Perché è roba da duri. E tu di duro hai l’unica cosa che nel canottaggio non serve a niente: la testa».

Non c’è Due Senza me

Eppure, malgrado il Due Senza sia una delle barche più tecniche in assoluto, dentro mi sento un puntista. Forse perché, da sempre, il meglio di me l’ho dato affrontando sfide in cui non potevo vincere. O che avevo già perso. In realtà non ho niente contro la coppia, ci mancherebbe, ma la punta ha una delle caratteristiche che nel canottaggio prediligo: non sei mai da solo.

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Alcuni anni fa, il cantautore Davide Van De Sfroos scrisse la canzone Singul de punta. Il brano prende il nome da un rematore di punta, ossia colui che accarezza l’acqua con un solo remo. Il paradosso è che, essendo su un singolo (ossia unico membro di un equipaggio di canottaggio), la sua barca non potrà far altro che girare intorno, senza mai arrivare da nessuna parte. Due Senza, Quattro Senza, Otto. Per poter funzionare, la punta esige un equipaggio.

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E io, esattamente come un Due Senza, per poter funzionare non ho bisogno solo di un altro corpo sul secondo carrello, ma di una mente che si incastri con la mia. Ecco perché, non potendo scegliere il mio compagno di barca, mi sono quasi sempre ritrovato su un singolo. «Non sei tu a decidere», mi ha ripetuto fino allo sfinimento Gigi Ganino. «Nel canottaggio non funziona così». E’ vero, non funziona così. Ma dovrebbe.

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Altrimenti il destino di quelli come me sarà sempre lo stesso, dividersi in due gruppi: voi tutti di là. «Non ho mai conosciuto uno come te», mi disse una volta Mario Palmisano. «Tu sei attento, ricordi tutto e vuoi capire, farti spiegare, ma sai perché non hai ancora trovato un compagno di barca? Perché non sei capace di farti abbracciare ed è un peccato perché sei uno che sa stringere». Cosa vi posso dire. Anche stavolta non sono riuscito a cambiare il mondo del canottaggio, ma è altrettanto vero che lui non ha cambiato me. E in attesa di giocarcela di nuovo domani, continuo a tirare. Anche dove c’è scritto spingere.

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