Coastal Rowing: il “canottaggio” prende il largo

Vallo a spiegare il mare a chi non ci è nato. Vallo a spiegare ché per noi gente di mare, il solo guardarlo, è già tutto” eh già, nulla di più vero. Vivere in una città di mare: odi et amo per noi canottieri d’acqua salata, ci tocca macinare km alla “rioda” (remoergometro, ndr), mentre il vento sferza la superficie dell’acqua increspandola.

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Lontano dalla barca fai fatica a sentirti a casa, eppure la tua città la ami comunque. L’odore dell’acqua salata, la sua sensazione sulla pelle. Cose che difficilmente scambieresti, nemmeno per uno specchio d’acqua piatto!

Il canottaggio prende il largo

E all’improvviso questa nuova disciplina prende piede: il Coastal Rowing. Abominio per i “puristi” del canottaggio olimpico, ma estremamente stimolante per chi decide di provarla. L’arrivo del Coastal mi ha permesso di vivere Trieste e la sua “scontrosa grazia” – così come la definiva Saba – allenandomi in acqua in quei pomeriggi autunnali in cui il Sole continua a baciarti la pelle, mentre la bora ti prende a ceffoni, godendo appieno la potenza del mare senza doverla “maledire” e, vi giuro, quando la senti, la respiri e la fai tua è una sensazione meravigliosa.

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Ma il Coastal Rowing non è solo quello. Il Coastal ti permette di rivedere la tua concezione di canottaggio: la distanza ‘classica’ si allunga, con una gara fra i 20’ e i 30’ di percorrenza che fa scattare metabolismi differenti nell’atleta. Oltre alla forza fisica, la resistenza e la tecnica, entrano in gioco l’abilità sull’onda, la visione d’insieme che ti spinge a rischiare o meno un passaggio interno in boa, che può significare l’avanzare di una posizione o costarti la rottura di un remo. Gare con grandi numeri, imbarcazioni che appaiono e scompaiono alla vista dello spettatore dietro alle onde. Spettacolarità.

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Si parla quindi di Coastal Rowing alle prossime Olimpiadi? La maggior facilità a metter giù il campo gara (ampio specchio d’acqua – non per forza liscio e artificiale – e qualche boa) non è sicuramente l’unica ragione. Evoluzione, senza l’evoluzione non siamo nulla. E in uno sport, seppur duro e puro come il nostro, anche senza l’economia non siamo nulla. Riuscire ad attrarre maggiormente il pubblico, incollarlo davanti a uno schermo, è un’impresa in cui forse il Coastal Rowing può riuscire!

foto di Mimmo Perna
foto di Mimmo Perna

Si parla di maggior attrazione, di maggior vicinanza pubblico-atleta, ma anche di un maggior bacino di atleti. Una diffusione capillare del canottaggio. Maggior facilità a praticarlo, a partire dal livello amatoriale, e maggior numerosità nelle competizioni. Questo non vuol dire che il livello sia inferiore! Scorrete il programma dell’ultimo mondiale e vedrete come giorno dopo giorno i grandi dell’”Olimpica” si stiano convertendo. Accanto a loro in batteria potete però trovarci chiunque. Un po’ come nelle maratone.

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Il fatto che il mio vicino di casa 60enne possa parteciparvi non diminuisce l’importanza di chi la maratona la vince, o no? Che dire? Appena posso impacchetto remi, afferro il contacolpi e monto in auto o su un aereo, ormai in ogni parte del mondo ho qualche amico coastal rowers ad attendermi. Ci vediamo in giro o vi aspetto a Trieste 😉.

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