Canottaggio: teniamoci insieme, che i tempi sono duri

“Passi i giorni a ragionare, fai progetti e misuri ogni passo con attenzione, ma tanto poi la vita ti arriva addosso a valanga e ti sbatte dove le pare, in fondo al tuo destino incasinato”. Ecco, direi che il mio 2020 (ma immagino anche quello di tutti voi) può riassumersi in questa frase dello scrittore Fabio Genovesi, uno dei miei autori preferiti, tratta dal suo bellissimo romanzo Il mare dove non si tocca.

io-in-barca

D’altronde nella vita, come nel canottaggio, il tempismo è tutto. E io sono in ritardo anche quando sono a capovoga. Questo spiega perché, dopo due anni lontano dall’acqua, ho scelto di tornare in barca all’inizio dell’anno più nero degli ultimi due secoli.

Essere forti è una scelta

E che ci vuoi fare? D’altronde, già in tempi non sospetti Mario Palmisano mi disse che per essere un canottiere ci voleva tempo, pazienza e soprattutto tanto, ma tanto senso dell’umorismo. Perché il destino di un alfiere del remo non solo si fa beffe di lui, ma sfotte pure pesantemente. Però, non ci possiamo lamentare in alcun modo. Siamo ancora qui e di questi tempi non è solo un bene: è il più grande dei lussi.

momentaccio

Il Covid-19 ha cambiato tante cose. Prima ero abituato a portarmi dentro la battaglia, mentre fuori tutto era calma apparente. Poi, senza il mio amato canottaggio, l’interno e l’esterno si sono invertiti in uno scambio pericoloso, soprattutto per le persone che mi stanno vicino. Ecco perché ho finito per rivalutare persino il  remoergometro. L’odiato/amato Concetto, di cui (mai avrei pensato di dirlo) sono fortunato proprietario (più per caso che per scelta), mi ha permesso di rimanere “attaccato” a un mondo (quello del remo) sempre più lontano. Forse anche per questo ho aperto un canale YouTube dedicato al canottaggio, lanciandomi senza paracadute (sotto potete vedere il mio primo disastroso video).

L’importanza nella tua vita di una disciplina come il canottaggio la comprendi solo quando non c’è più, soprattutto in un momento storico in cui il peso dei doveri che ognuno di noi ha sulle proprie spalle è quasi insostenibile. E l’arte del remo mi ha sempre aiutato a sollevarmi dalle mie responsabilità, almeno un pochino. Quel tanto che basta per evitare di rimanere piegato per terra. Dove qualche centimetro più a destra c’è anche il mio umore. Che di questi tempi cade più spesso di quello che dovrebbe.

rema-per-vivere

Cade e si rompe in mille pezzi. E i cocci, naturalmente sono tutti miei. Ma bisogna rialzarli, ad ogni costo. E il canottaggio ha sempre spento la mia rabbia, sollevato i cocci del mio umore e mi ha aiutato anche a tenerli tutti insieme e a ritrovare il senso delle cose. Il buon senso. E allora capisco che non posso lasciare la presa dai miei remi. Anche se comincio a non avere più il fisico. Però, caro canottaggio, a me invecchiare va anche bene, sono già a buon punto. Basta che lo facciamo insieme, che i tempi sono duri.

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