Fuori dalla paura c’è un Sole bellissimo

Sono giorni difficili. Duri. Durissimi. Stiamo affrontando la gara più impegnativa e inaspettata che ci potessimo trovare di fronte. E non siamo sufficientemente pronti. Nessuno di noi.

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Siamo in crisi, perché ci hanno colpito là dove sapevano che ci avrebbe fatto più male. Ci siamo ammalati tutti, anche quelli rimasti negativi. E la malattia si chiama paura. Abbiamo già perso la nostra libertà e adesso tremiamo al pensiero di perdere i nostri cari. La nostra vita.

Fuori dalla paura c’è un sole bellissimo

E tra i tanti compagni di barca che un canottiere si porta dietro nella sua esperienza, la paura è la peggiore. Perché è l’emozione più difficile da gestire. La felicità si ride. La rabbia si urla. L’amore si bacia. Il dolore si piange. Ma la paura non ha uno sfogo preciso. Una via d’uscita dal nostro corpo. Resta lì e mette radici. Eliminarla è impossibile. E anche quando pensi di averla messa a dormire, lei è sempre sveglia. E ti rema contro.

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Il grande Gianni Mura una volta ha scritto che “Lo sport avrà anche tanti difetti, ma a differenza della vita nello sport non basta sembrare, bisogna essere“. E noi siamo canottieri. Siamo sempre qui, al nostro posto. Sul nostro carrello. Sulla stessa barca. Anche quando siamo lontani dall’acqua. E il canottaggio si regge su due regole fondamentali: 1) Mai smettere di lottare. 2) Ricorda sempre la regola numero 1. Perché per noi essere forti non è una condizione fisica. E’ una scelta. Un concetto che va ben oltre lo sport. E abbraccia la vita.

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E’ questo il nostro compito, adesso. Restare forti, restare coraggiosi. Testa alta e remi in mano. E praticare un canottaggio interiore. Roba da veri cavalieri delle acque, ovvero di chi sente nelle proprie gambe la forza per spingere a mille e la sente anche quando le gambe devono stare al loro posto e cioè, almeno in questo momento, a casa. George Y. Pocock, uno dei più grandi costruttori di barche, una volta ha detto: Armonia, equilibrio e ritmo. Sono le tre cose che ti porti dietro per tutta la vita. Senza di loro, la civiltà si guasta. Ed è per questo che un vogatore, quando va per la sua strada, è in grado di lottare, di affrontare la vita. È questo l’insegnamento del canottaggio. 

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Chissà cosa ci aspetta ancora là davanti, nel futuro cui voltiamo sempre le spalle. Non lo so e non lo sa nessuno, però conosciamo molto bene quello che abbiamo dietro. Quello che abbiamo fatto giorno dopo giorno, palata dopo palata, che poi è la grande storia di come siamo arrivati fino a qui. Verso dove non è chiaro, ma intanto noi continuiamo a remare. Perché tornerà il tempo delle uscite in barca, degli allenamenti in gruppo e delle corse in compagnia. Tornerà il tempo delle regate e degli abbracci per festeggiare. Siamo stati peggio e ce l’abbiamo sempre fatta. Sempre tutti sulla stessa barca.

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3 Commenti

  1. che dire la paura ingabbia incatena…a volte la porta della prigione è aperta ma se hai paura di uscire a che serve…vivere è una cosa complicata…troppo

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