Anche il canottaggio ha la sua danza: il valzer delle prue

In tanti anni di attività agonistica e amatoriale mi è capitato spesso, in particolare dall’indimenticabile voce di Giampiero Galeazzi, di sentire svariate similitudini tra il canottaggio e la musica: atleti come direttori d’orchestra, remi all’unisono come violini in perfetta sincronia. Tuttavia, raramente ho sentito qualcuno soffermarsi sul vero e proprio valzer che le prue delle imbarcazioni, durante una gara, sembrano danzare fra di loro, alternandosi al comando.

Valzer-delle-prue

Ancora più raro, se non improbabile, è ascoltare la spiegazione scientifica di tale danza e la causa di tanto alternarsi. Proverò a descriverlo in maniera semplice, anche se spesso appena si introduce la fisica in qualsiasi argomento, la semplicità diventa il più grande avversario in un tentativo di spiegazione del “perché accade ciò che accade!”. Partiamo proprio dalla “partenza”, unico momento in cui l’imbarcazione è ferma, le prue sono perfettamente allineate e tutti gli equipaggi si trovano con i loro vogatori nella stessa posizione ossia all’attacco. Siete pronti?… Via!

Il valzer delle prue

Da questo momento in poi gli equipaggi, anche se sulla stessa linea, non si troveranno quasi mai in condizione da poter allineare la loro prua per più di qualche centesimo di secondo e continueranno ad alternarsi, sopravanzando una all’altra come se fossero pistoni collegati a un albero motore. Tutto ciò accade per due motivi fondamentali. Il primo, dovuto al gesto atletico del vogatore che con la sua ciclicità possiede due fasi:  una fase attiva, in cui il remo è in acqua e attraverso un sistema di leve, il canottiere trasmette la sua forza alla pala, generando la propulsione necessaria al moto e una fase di recupero, in cui il remo è fuori dall’acqua e l’imbarcazione continua nel suo moto assolutamente non uniforme.

Valzer-delle-prue2

Il secondo motivo è proprio lo spostamento del vogatore rispetto alla barca, cosa che genera un sistema di forze (denominate forze d’inerzia) che cambiano verso ogni qual volta il moto del canottiere cambia il verso (spostamento ciclico tra attacco e finale). Questi due motivi, uniti alla forza d’attrito dell’acqua sullo scafo, fanno variare in maniera armonica e sinusoidale la velocità della barca. Siccome i vogatori di un equipaggio sono sincronizzati tra loro, ma mai lo saranno con gli equipaggi avversari, i momenti in cui le forze agiranno saranno diversi e quindi anche la variazione della velocità si avrà con sfasamenti tali da dare come risultato il valzer delle prue.

Grafico

Un’ulteriore osservazione da fare, aiutandoci anche con i grafici in figura (sopra), è che la barca raggiunge la sua massima velocità non al termine della fase propulsiva, ovvero quando il remo viene alzato dall’acqua, bensì durante la fase finale del recupero. Questo perché l’inerzia generata dallo spostamento verso poppa dei canottieri dà un ulteriore impulso all’imbarcazione, facendole incrementare la velocità. Per lo stesso motivo, il punto in cui la velocità è minima non sarà quando s’immerge il remo e si incomincia la spinta in acqua, ma si raggiungerà nella fase iniziale della spinta. Paradossalmente, quest’analisi fisica ci dice che se due equipaggi sono arrivati con la prua nella stessa posizione a 2 metri dal traguardo, quindi con una velocità identica per 1998 metri, l’equipaggio che avrà estratto la pala batterà l’equipaggio che in quel momento la sta immergendo! Questa è un’altra peculiarità di uno sport dove l’atleta non vede mai il traguardo, se non dopo che l’ha tagliato.

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