La versione di Gigi (Ganino). Ovvero: Tu bbuo’ fa’ o’ canottièr

Pur essendo cresciuto a Milano, sono nato al Vomero, uno dei quartieri più suggestivi di Napoli. E a differenza di quanto si possa pensare, il capoluogo partenopeo non è una città, ma un mondo. Ho dovuto lasciare questo universo troppo presto, ma prima di andarmene una cosa l’ho imparata: qui tutto è azzurro, persino la malinconia. Ecco perché oggi, come il novanta per cento dell’umanità, anch’io vorrei essere altrove.

Napoli

Mio padre ha cercato di spiegarmi che la vita è troppo breve per non essere un napoletano. Un concetto semplice, ma estremamente complesso se si cresce nella “Milano da bere”, all’interno di una società che non fa sconti su nulla. Nemmeno su un accento. Ecco perché non sono mai riuscito a capire fino in fondo cosa intendesse dire, almeno fino a quando non ho incontrato l’uomo che sarebbe diventato il mio allenatore, indirizzandomi sulla via dello “spacco”: Luigi Ganino, o come dicevan tutti Gigi.

 Tu bbuo’ fa’ o’ canottièr

Concordo con chi sostiene che la vita sia tutta fatta di coincidenze, ma che alla Canottieri San Cristoforo, sul Naviglio Grande di Milano, il destino mi abbia messo sulla stessa strada di un atleta di Posillipo non è un caso, ma mira. Ed è stata la mia fortuna. Come ogni buon partenopeo, infatti, Gigi Ganino è un filosofo e quando spiega il canottaggio lo fa dicendo cose profonde in modo semplice. Perché quando insegna l’arte del remo, “slogheggia”. Naturalmente in napoletano e senza fretta

Luigi Ganino
Luigi Ganino

Gigi “s’intallea”, come si dice a Napoli, ovvero si prende tutto il tempo necessario che gli serve per farsi capire. E in dialetto il tempo diventa “O’tiempo”, come ha spiegato lo scrittore Erri De Luca: «Quella i fa diventare il tempo irregolare. E O’tiempo è assai più lento del ticchettio degli orologi che lo vogliono misurare». E Ganino te lo fa capire la prima volta che hai premura di andar via e non puoi portare a termine l’allenamento. E lui ti chiede candidamente: «Ma pecché, che tieni ‘a fa’?».

Una tipica sessione di allenamento da "spaccati" di Gigi Ganino (a sinistra) e Mario Palmisano (a destra)
Una tipica sessione di allenamento da “spaccati” di Gigi Ganino (a sinistra) e Mario Palmisano (a destra)

Sotto la guida tecnica di Gigi Ganino, l’influenza “mentale” di Mario Palmisano, del mio nutrizionista Raffaele Mautone e della mia fatina Anna Nino Bonciani, ho capito che il canottaggio non è solo uno sport, ma un modo di pensare e di vivere. E alla base di tutto c’è la loro filosofia dello spacco. Prima di essere uno stato fisico, è un’atteggiamento mentale, con il quale ci si approccia alle sfide che il mondo ti propone ogni giorno. A prescindere dal canottaggio. Lo spaccato si butta e ci prova sempre, senza paura di fallire. I suoi sogni preferisce viverli, nel cassetto ci tiene solo le mutande. E quando vede che la vita non gli sorride, le fa il solletico.

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