Tu sei il fiume. Sei il Po. Noi siamo la Reale Canottieri Cerea

In questi giorni il Po ci ha fregato. Ho sempre lodato la bellezza e la tranquillità del fiume. Fa parte delle belle cose che mi hanno fatto scegliere Torino come città in cui vivere. Tuttavia, come spesso succede con gli amici, anche il Po si è mostrato e fatto conoscere, adesso lo posso dire, sotto ogni aspetto.

Il Po invade la Reale Canottieri Cerea
Il Po invade la Reale Canottieri Cerea

Da oggi lo guarderò con altri occhi, portandogli il rispetto che merita e sapendo che in occasioni come questa è inarrestabile. L’acqua monta e sale inesorabilmente, non ti lascia scampo. Si infiltra, ti circonda e riduce pian piano il tuo spazio vitale.

Siamo la Reale Canottieri Cerea

Sono socio presso la Reale Società Canottieri Cerea ed è lì che ho imparato a conoscere il nostro fiume. Ieri, una giornata lunghissima, si è consumata con gli sguardi fissi sull’acqua che scorreva velocissima e si innalzava sempre più. Nella mia testa il pensiero era uno solo: «Adesso si ferma e poi comincerà a scendere». Purtroppo non è successo prima delle due di notte. Nel frattempo, il fiume si è mangiato metri di argine, è arrivato sulla terrazza, ha invaso gli hangar con le barche.

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E’ entrato in segreteria, poi negli spogliatoi e ancora ha attaccato su più fronti. Da una parte il bar, dall’altra l’acqua stava per tracimare dalla cantina ormai piena fino al soffitto e per ultima la minaccia che incombeva dalle scale e la porta d’ingresso. Nell’ennesimo disperato tentativo, abbiamo improvvisato delle paratie che ci permettessero di guadagnare tempo, e così è stato. Abbiamo difeso il forte assediato dal Generale Po fino alle tre di notte, una manciata di guerrieri che non si è data per vinta fin da ultimo, con uno spazio vitale che si riduceva man mano che il tempo passava e l’acqua saliva.

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Territori che erano stati conquistati, un fortino espugnato, ma solo per metà. In tarda nottata, i nostri occhi non volevano credere a quello che stava succedendo, dalla finestra del salone sembrava che l’acqua stesse battendo in ritirata. I sommari indici di misurazione che avevamo sostenevano questo e finalmente avevano ragione. Pian piano la soglia della porta non era più pressata dalle acque fangose, il livello in segreteria restava stabile come quello della cantina, così abbiamo capito che questa volta avevamo vinto noi. Il poco che era rimasto asciutto lo abbiamo difeso con le unghie e con i denti e abbiamo avuto la meglio.

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Le luci da spegnere erano poche, poiché gran parte dell’impianto era ormai saltato da tempo. Quindi, siamo usciti dalla finestra e tornati a casa per il meritato riposo, ormai sicuri che la piena fosse passata. Questa nostra sicurezza, nonostante l’enorme stanchezza, non ci ha permesso però di dormire sonni tranquilli, perché il pensiero era fisso a ciò che ci stava a cuore, la nostra società. Infatti, alle 8.00 di mattina eravamo già là. Lo spettacolo che ci siamo trovati davanti era desolante. Fango ovunque. Il Po ancora alto che scorreva imperterrito veloce e largo. Il tempo di organizzarsi, mandare qualche messaggio ed ecco la cosa amo delle persone, la risposta solidale, di aiuto, una risposta di massa oserei dire.

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Così, tra una palata e l’altra, se alzavi gli occhi vedevi sempre qualche socio che stava arrivando, armato di stivali e pala e pronto ad aiutare. La bandiera della Cerea non ha mai smesso di sventolare alta sul pennone, con la sua storia ed i suoi 153 anni, nemmeno difronte alla furia della natura della sera prima, quindi come la sua bandiera anche i suoi soci si sono dimostrati all’altezza. Adulti e bambini, giovani e anziani, agonisti e amatori. Senza nessuna distinzione si sono passati di mano in mano gli attrezzi e in un movimento continuo e irriducibile il fango è cominciato a scomparire.

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Gli spogliatoi sono tornati a essere puliti, gli hangar finalmente pronti ad ospitare di nuovo le barche, il viale che porta al pontile pian piano sgombro dalla poltiglia del fiume. Le mani, le braccia, le gambe, la schiena e i piedi sono stati messi duramente alla prova in questa giornata, ma siamo canottieri o no? Sono tutti muscoli che siamo abituati a usare e così abbiamo fatto. A fine giornata togliersi il fango di dosso non vuol dire aver finito tutto il lavoro. Nei prossimi giorni ci sarà la conta dei danni. Dovremmo mettere tutto a posto e ripartire, ma lo faremo sicuramente nel migliore dei modi.

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Il fiume riprenderà il suo regolare corso, occuperà il suo alveo naturale e le barche torneranno a viaggiare avanti e indietro, con lo stesso rispetto di prima, con la stessa passione di un tempo, continuando quel rapporto che il canottaggio crea tra chi rema e il fiume, fatto di amore e odio, di limiti, sfide e di molta e profonda riconoscenza.

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